Raccolta di opere per un “Museo de la Solidaritad"


Raccolta di opere per un “Museo de la Solidaritad”  a Santiago del Cile. 1972


Nel 1972  l'Alzaia rispose con entusiasmo all'appello lanciato agli artisti di tutto il mondo dal Presidente Allende per un Museo de la Solidaridad  da costituirsi nella città di Santiago del Cile. L’Alzaia in collaborazione con l’allora  Ambasciatore del Cile in Italia Carlos Vassallo, raccolse una notevole quantità di opere di affermati artisti italiani e di altri valenti giovani, compresi  i soci fondatori dell'Alzaia, Le opere furono spedite ma dopo neanche un anno vi fu il terribile colpo di stato dei militari con le conseguenze drammatiche che ne seguirono e delle opere inviate da Roma non se ne ebbe più notizia.. Forse quelle opere saranno andate distrutte in quanto nei diversi siti di cui si parla del Museo realizzato in onore del Presidente Allende dopo  33 anni dalla sua morte non si fa menzione alcuna di artisti italiani.






 
24/07/2006


Un artcolo della giornalista Stella Spinellii

A 33 anni dalla sua morte, nasce il Museo voluto da Salvador Allende e distrutto da Pinochet
Un sogno che diventa realtà. È quello di Salvador Allende, che si avvera a 33 anni esatti dalla sua morte, a 33 anni da quell atto di strenua difesa della democrazia che finì in tragedia. A Santiago è nato il museo frutto della solidarietà al dramma cileno e della passione per la democrazia.

Solidarietà e passione. Da sempre, desiderio di Allende era mettere l’arte alla portata del popolo, dare a tutti indistintamente l’opportunità di godere della bellezza suprema, della sensibilità, dell’armonia. E nel 1972 ci provò: inaugurò una mostra con mille opere regalate da artisti spagnoli a ingresso libero, frutto di una proposta del pittore Juan Genoves e che Allende definì “un avvenimento eccezionale, che dà il via a un tipo di relazione inedita fra gli artisti e il pubblico”. L’anno dopo, il golpe cancellò tutto. Molte opere andarono disperse in rimessaggi dello stato, altre confinate. Ma la solidarietà e la passione di coloro che lottavano contro Pinochet, in vari paesi del mondo, produsse piccoli musei della Resistenza “Salvador Allende” che racimolarono molte opere, alimentando e accrescendo questo sogno, con la speranza di poterle inviare un giorno in Cile. 

Nel covo del nemico. Ed è grazie a loro che a Santiago del Cile è potuto nascere il Museo della Solidarietà “Salvador Allende”, uno scrigno di 2800 opere che lo rendono una delle maggiori collezioni contemporanee d’America Latina. E il fatto che sorga proprio in quella che fu la sede dell’apparato repressivo di Augusto Pinochet rende il tutto ancora più simbolico. Per la prima volta, questa collezione, negli ultimi anni già esposta in due luoghi diversi del paese, è nel luogo che le spetta, in quella bella casa signorile dove i golpisti sistemarono la Centrale nazionale delle informazioni.

In memoria di Allende. Ad accogliere i visitatori, una stanza, la prima, la più immediatamente visibile: il monumento alla memoria del presidente Allende, una raccolta di alcuni dei pochi oggetti che sopravvissero al bombardamento e al saccheggio dei golpisti nel 1973. Fra questi spiccano alcuni braccianti scolpiti, due pedine della sua scacchiera preferita, il suo tesserino di militante socialista e la banda presidenziale. Ma la direttrice della fondazione intitolata al presidente caduto, Patricia Espero, a quell’epoca sua segretaria personale, assicura: “Fra poco arriveranno altre sue cose. Coloro che ce l’hanno le consegneranno. Abbiamo appena recuperato lo stemma del Cile che teneva in casa”. Uno spazio che termina con il muro delle voci, dal quale proviene quella di Allende in alcuni dei suoi discorsi più pregnanti.
Il Memorial è un’ala finanziata dal Ministero spagnolo della Cultura.
Gli altri 1700 metri quadri, smistati su quattro piani, tutti rifiniti in legno ospitano i migliori artisti spagnoli: da Calder a Genoves, da Stella a Mirò, da Marra a Tapis, per finire con Canogar, Chillida, Guayasmin e altri. E ognuna di quelle opere racchiude la rabbia, la commozione, la voglia di rivincita, il dolore e la speranza di una democrazia spezzata dalla violenza di un dittatore sanguinario.

Giustizia è fatta. È così che la figura di Allende è definitivamente riscattata dalla demonizzazione perpetuata dal regime. Pinochet proibì persino che la tomba di Allende ne portasse il nome e fu solo con l’avvento della democrazia che ebbe il funerale pubblico che meritava. E solo dopo 25 anni dalla sua morte, inoltre, venne inaugurato il primo monumento alla sua memoria. E al 30esimo anniversario l’allora presidente Ricardo Lagos riaprì la porta de La Moneda da dove i militari trascinarono fuori il suo cadavere. Adesso anche molte piazze e molti viali lo ricordano, ma è stato un processo lento e difficile, di cui questo Museo della Solidarietà ne è il momento più concreto e solenne. Che coincide, di contro, con il momento più squallido della vita di Pinochet, il momento in cui stanno venendo fuori abusi, nefandezze e corruzione a delinearne la figura. Ecco, ora giustizia è finalmente fatta. 
Stella Spinelli


Lettera del 10 dicembre 1973
dell'Ambasciatore del Cile a Roma
CARLOS VASSALLO R.



Lettera del 22 agosto 1972 - firmata
  Presidente de la Republica de Chile
SALVADOR ALLENDE G.







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